
MOSTRA DIFFUSA E DISLOCATA DI arte CONTEMPORANEa
maggio-dicembre 2023
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Comunicato stampa
Sabato 6 maggio inaugura la prima tappa del progetto diffuso U.N.A. United Nations of Artists, serie di mostre in spazi eterogenei dislocati in luoghi iconici dell’Umbria quali Todi, Trevi, Narni, Acquasparta. Gli opening si susseguiranno da maggio a settembre 2023.
Matteo Boetti ne è l’ideatore e curatore e intende così festeggiare i suoi 30 anni di lavoro nel mondo dell’arte.
In occasione di questo anniversario, un nutrito numero di artisti, sia internazionalmente noti sia giovani emergenti, è stato invitato a indagare su questioni fortemente attuali quali il concetto di “glocal”, dopo una trentennale carriera come gallerista e curatore Matteo Boetti presenta U.N.A. United Nations of Artists.
Sebbene “nomade” per professione, Boetti da tempo è residente in Umbria, un territorio in cui non soltanto ha trasferito la sua attività ma dove da qualche tempo indaga e promuove la scena artistica locale mettendola in relazione con artisti di internazionale. Una simile visione lungimirante, ha dato vita negli anni alla mappatura di un personale “Stato unico”, una terra di mezzo e di incontro – ma pur sempre un territorio – la cui importanza si avvalora a maggior ragione nei tempi attuali, dove Internet, per eccellenza promotore di un graduale abbandono della realtà concreta, diviene una prerogativa esistenziale.
Ora, a fronte dell’ubiquità del Web, se è possibile spostarsi e comunicare in una frazione di secondo grazie ad applicazioni come Google Earth e i Social Network, se i concetti di tempo e spazio sfuggono a qualsiasi definizione in quanto ormai aleatori o irrilevanti, o comunque amal-gamati in un indistinguibile impasto di verità e falsità, quale significato acquisiscono i termini di locale e globale?
Riaffermando la centralità dell’incontro e servendosi a tal fine di un necessario spazio reale, l’operazione U.N.A. United Nations of Artists intende rispondere al precedente quesito tramite l’invito di un nutrito numero di artisti ad esporre nel territorio Umbro, in luoghi salienti – pubblici e privati, istituzionali e non. La mappatura di un tale inedito itinerario, oltre a promuovere e valorizzare in generale il territorio, consentirà agli autori selezionati – autoctoni e non, emergenti o affermati, con linguaggi artistici quanto mai eterogenei – di confrontarsi tra loro e con ambienti carichi di memoria storica – e in quanto tali, tangibili – in cui verranno accolti i relativi eventi artistici (esposizioni, performance, video-proiezioni, ecc.).
La risposta a tali quesiti non sarà di certo offerta in maniera diretta ma sarà possibile coglierla soltanto unendo tutti gli “Stati”, percorrendo cioè tutto l’itinerario, visitando le esposizioni e gli eventi del progetto in cui ciascun artista si interrogherà sui principi fondanti dell’operazione ossia i concetti di spazio e tempo, di locale e globale, realtà virtuale e realtà concreta, ossia organica, tradizionale e culturale.
Scontro e incontro tra dimensione planetaria e locale, e le sue ripercussioni sulle dinamiche creative. I temi centrali, sui quali intessere un dialogo, sono perciò racchiusi nella dicotomia dei concetti di “locale-globale” e “reale-virtuale” e nella loro percezione da parte degli artisti coinvolti.
Elisabetta Benassi, Paolo Canevari, Maurizio Cannavacciuolo, Bruno Ceccobelli, Marco Cingolani, Enzo Cucchi, Gianni Dessì, Alberto Di Fabio, Giuseppe Gallo, Massimo Kaufmann, Felice Levini, Miltos Manetas, Nunzio, Luigi Ontani, Luca Pancrazzi, Salvo, Marco Tirelli sono solo alcuni dei protagonisti di questa indagine di idee giocata, ancora una volta, sul confronto generazionale, quasi un marchio di fabbrica nella carriera del gallerista.
L’eterogeneità degli artisti coinvolti si interseca con le architetture variegate degli spazi scelti per la serie espositiva U.N.A., luoghi reali, in un tempo stabilito, portatori di identità storiche ben definite, dove l’arte afferma la sua presenza.
Palazzi storici, chiese sconsacrate, gallerie d’arte, musei compongono le tappe di un itinerario da percorrere nell’arco di 5 mesi, lungo il quale ricostruire, attraverso pittura, scultura, fotografia, video ed istallazione, possibili risposte dell’arte ai cambiamenti in essere nel nostro tempo.

Era l’ottobre del 1993, avevo 24 anni. Dopo 3 anni da assistente alla galleria Anna d’Ascanio decisi di lanciarmi aprendo il mio primo spazio espositivo, Autori Messa, a pochi metri dal tempio di tutti gli Dèi, il Pantheon, nel centro di Roma. Quello spazio era stato fino a poche settimane prima e per diversi anni lo studio di mio padre. Me lo lasciò alle prime avvisaglie di quel male che se lo portò poi via 6 mesi dopo. Da allora sono perciò passati quasi 30 anni, altre 6 gallerie tra Roma e Todi, circa 100 mostre con più di 200 artisti, 2 dischi rock, un docufilm/road movie con 45 artisti, 4 libri di poesia, una raffinata produzione di olio d’oliva bio, un meraviglioso ma fallimentare allevamento di cavalli e 3 splendidi figli ormai adulti.
Molti di questi artisti sono ora presenti in U.N.A. United Nations of Artists – mostra diffusa in numerosi spazi – palazzi storici, chiese sconsacrate, musei, gallerie, giardini d’arte, pinacoteche, fondazioni, torri e castelli – e dislocata tra Umbria e Lazio nell’arco di 3 mesi. Questa iniziativa è il mio modo di festeggiare questo anniversario, questi 30 anni di lavoro, è il mio regalo a me stesso, la sintesi della poetica che ha caratterizzato la mia attività, l’architrave del taglio curatoriale che mi ha reso, nel mio piccolo, riconoscibile.
Artisti noti, internazionali e musealizzati a confronto con emergenti talentuosi e promettenti, riuniti sotto il cappello comune di un tema/titolo unificante, spesso provocatorio, spero evocativo e stimolante.
Conosco bene – dicevo – e lavoro da anni con la maggior parte degli artisti che ho selezionato per questa serie di mostre. Il criterio adottato non è stato di natura solo estetica, formale e concettuale. C’è un aspetto ludico che ho voluto privilegiare con amici artisti in grado di affrontare questo gioco e questa sfida. Si tratta di un corpus di autori molto eterogeneo per formazione, stile, interessi, poetica e mercato, ma tutti in possesso di qualità intellettive e di sensibilità tali da garantirgli l’agio e l’elasticità necessari per fluttuare, divagare, sragionare e districarsi all’interno del tema che ho suggerito. I concetti di globale e locale, di passato e futuro, di reale e virtuale.
Qual’è la nostra percezione, la nostra lettura post-pandemica – in un mondo incattivito ma interconnesso – di un artista della materia e della tecnica tradizionale della terracotta (bucchero etrusco) quale è l’umbro Marino Ficola o dell’artista greco-colombiano Miltos Manetas le cui opere esistono soltanto nel web? Su quali ragion d’essere si fonda la loro coesistenza nel mondo e in questa iniziativa? Quali i possibili punti di dialogo? Quanto è rilevante per il lavoro degli artisti la lezione, il confronto e il nutrimento insiti nel passato e nella storia dell’arte? Qual’è la loro percezione del futuro e della stessa nozione di tempo quando con facilità ci si può immergere in un metaverso insieme futuribile e presente o ritrovarsi con un clic nell’antico Egitto in 3D.
Ci sono artisti che raramente escono dal loro studio ma che viaggiano con disinvoltura tra passato e futuro, da un continente all’altro, non solo con l’immaginazione ma con la tecnologia.
Anche i miei libri – ibridi e meticci – non sanno e non vogliono definire la propria natura. Svolazzano anarchici e indefinibili tra poesia e arte, si nutrono di memoria e letture, volontà e desiderio. Puntano al futuro, bruciano immaginazione e producono visioni.
In sostanza, in questo nostro convulso e confuso presente, l’arte tutta, contaminata dalla dimensione virtuale, parallela ma predominante, è forse già diventata “glocal”?
Buona visione e buona riflessione a tutti.
Matteo Boetti